L’INIBIZIONE AFFETTIVA: Che cosa e’ e come curarla

L’inibizione affettiva consiste nella difficolta’ ad esprimere i propri sentimenti e le proprie emozioni nonché ad identificarle.

La maggior parte di queste persone pur provando emozioni e sentimenti, per quanto le reprimono talvolta inconsciamente, trovano estremamente difficile poterle identificarle e di conseguenza esprimerle. Spesso non riescono a comprendere la natura di ciò che provano, se sia amore o amicizia, o nostalgia o solo un pensiero. Rimanengono inerti dinanzi a domande personali o più profonde, limitandosi con risposte standardizzate e di convenienza, come in modo automatico o compiacente, ovvero sia rispondendo come gli altri si aspettano che essi rispondano. Talvolta addirittura rimanendo in silenzio.
Apparentemente sembrano fredde, come se non provassero alcun sentimento e talvolta nei casi più gravi davvero non provano nulla (alexitimia): sono segnali simili alla depressione: come se non provassero piacere o non fossero interessati alla vita sessuale, sembrano seri o annoiati, hanno scarsa vita sociale, non sono creativi o fanno fatica a fantasticare e sono dipendenti.
Solitamente l’inibizione affettiva ha origine lontane: una famiglia a sua volta anaffettiva, o critica, svalutativa o denigrante: i modelli di comunicazione familiare e fattori socio-culturali possono determinare l’inibizione delle emozioni;nei casi più estremi sono conseguenze di traumi fisici o psicologici nella prima e seconda infanzia, ed il “silenzio emotivo” diventa una risposta dominante.
Per questo si rende necessaria una psicoterapia che possa colmare, in una relazione terapeutica empatica, questi vuoti affettivi o riempire la mancata espressività emotiva vissuta in alcuni ambienti familiari.
Un’altra componente fondamentale e’ la difficolta’, talvolta impossibilita’, di stabilire legami profondi sia dal punto di vista amicale che sentimentale, avendo cosi una vita arida che a sua volta aumenta l’inibizione stessa.
Questa problematica psicologica può essere risolta con un buon trattamento psicoterapeutico poiché le emozioni sono il SALE DELLA VITA e il silenzio emotivo rende la vita amara e vuota.

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Riflessioni sul Convegno “Integrazioni e spazio clinico: Winnicott oggi” svoltosi a Prato il 23 settembre 2017

Il Convegno e’ stato organizzato dall’Associazione Fiorentina di psicoterapia psicoanalitica, dal Centro psicoanalitico di Firenze, – Società’ psicoanalitica Italiana, dal Centro Studi Marta Harris – Associazione Marta Harris Psicoterapia Psicoanalitica Infanzia e adolescenza, dalla Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica e dall’ Opera Santa Rita Onlus.

Cinque associazioni insieme per studiare, valorizzare e approfondire l’opera spettacolare di Donald Winnicott. Uno sforzo e una novità dai più’ molto apprezzata!
Un particolare ringraziamento va alla nostra socia SIPP, Dott.ssa Felicia Di Francisca, che e’ stata molto attiva, competente e stimata rappresentatrice della nostra Società per il suo spirito organizzativo e volitivo, nonché’ e’ stata membro della Commissione Scientifica del Convegno.
Impeccabile l’organizzazione e l’accoglienza dei 300 iscritti, provenienti da diverse realtà sia regionali che professionali, istituzionali e non.
Il pensiero di Winnicott e’ stato sviscerato e analizzato approfonditamente dalle relazioni ricche e stimolanti che menzionero’ di seguito.
Il dibattito con la platea e’ stato acceso,curioso intellettualmente e di alto livello.
La presenza della Dott.ssa Caldwell, inglese ,ma con un’appropriata esposizione in lingua italiana, ci ha donato contributi e spunti riflessivi molto profondi .
L’introduzione della Dott.ssa Tacci al mattino e della Dott.ssa Guerrini degli Innocenti sono state preziose nonché un pregiatissimo collante tra le relazioni e il dibattito con il pubblico.
Il progetto, in chiusura, e’ stato quello di rincontrarci il prossimo autunno con un convegno “Winnicott 2”.
Il pubblico, malgrado le molte ore di ascolto, e’ stato compatto sino in ultimo, segnale di grande interesse e partecipazione attiva.
Di seguito vi scrivo i titoli delle relazione presentate:
Lesley Caldwell; The collected works of Donated Winnicott ; A frame of future scholarship (tradotto e trasmesso in lingua italiana su mega schermo in “Donald Winnicott: una cornice per la ricerca futura)
Anna Ferruta: ‘My latest brain-child’
Vincenzo Bonaminio: Clinical Winnicott: il percorso lungo un sentiero rivoluzionario nell’ambito della psicoanalisi classica
Paolo Fabozzi: Una quieta e radicale rivoluzione futura
Donald Winnicott e la genesi di un nuovo vertice psicoanalitico
(seppur poi la abbia espressa egregiamente a braccio)
Marco Armellini: Le consultazioni terapeutiche

Concludo riflettendo quanto l’organizzazione e la compartecipazione di più Società/Associazioni, sia quanto di più stimolante ci possa essere, non solo per i diversi ma comuni approcci, ma anche per dar modo ai partecipanti di conoscere i vari punti di vista,di conoscersi tra di loro e stabilire nuove connessioni, aree di ricerca e rapporti.

Maria Emanuela Novelli

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I buchi della scuola elementare di stato italiana: ma perché?

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Di cosa c’e’ bisogno nella scuola elementare di stato? Di strutture!
Nella scuola elementare di stato manca tutto! Di conseguenza viene chiesto ai genitori una partecipazione massiccia e i genitori si offrono per pulire le aule, per portare materiale indispensabile come: la carta igienica, lo scottex, il sapone, i fazzoletti e molto altro,spesso aiutano i docenti anche a traslocare,perché l’istituzione scolastica non ha risorse economiche!
I genitori si offrono per fare l’orto, staccare le tende diventate oramai grigie e portarle a lavare, ripulire i banchi, far sparire chiodi pericolosi per i bambini dai muri e dalle sedie, e quindi poiché la scuola “chiede” i genitori si sentono autorizzati a collaborare e purtroppo anche legittimati spesso ad intrudere nelle linee didattiche e non solo.
I genitori acquisiscono un POTERE, che alcuni esercitano in modo garbato ma altri in modo invadente e intrusivo, dipende da chi ha figli più fragili o con problemi o meno.
Questo e’ un problema che gli insegnanti spesso si trovano ad affrontare, e la scuola si trova ad essere costretta a diventare sempre più rigida imponendo regole forti come quelle di non far entrare i genitori per portare materiale dimenticato dai figli o un ombrello, onde evitare di trovarsi il genitore, che ha collaborato a rendere la scuola meno fatisciente,o “che deve portare la carta igienica”, fuori dalla porta dell’aula in cui l’insegnante svolge la sua regolare lezione, solo per controllare il proprio figlio o la didattica. La scuola si chiude e il genitore si offende. E’ una contraddizione!
E’ come un ricamo che va svolto con pazienza,autorevolezza, rispetto delle regole e dei ruoli e gentilezza.
A questo punto entriamo nel punto nodale: c’e’ la distorsione della competenza: tutti divengono competenti di tutto. Il genitore vuole fare il maestro, l’insegnante deve fare anche lo psicologo, l’assistente sociale etc etc. Mentre ognuno dovrebbe svolgere il suo ruolo e/o il suo lavoro. Difatto il genitore che lascia il proprio figlio a scuola per cinque o otto ore, dovrebbe stare sereno piuttosto che ansioso, e questo accade di rado. La scuola italiana e’ povera, non vi sono investimenti sull’istruzione e tutto ciò si riverbera negativamente sul rapporto insegnanti/genitori. A discapito dei bambini. Poiché l’insegnante non ha materiali dalla scuola, dalle lavagne ad altro, e’ costretto a rifarsi ai genitori volenterosi chiedendo aiuto, ma tutto ciò potrebbe creare la confusione dei ruoli, inficiando sia la didattica che la gestione di situazioni particolari di competenza specifica dell’insegnante.
La scuola in genere e’ basata sul principio dell’inclusione:
– creare il gruppo classe
– creare un buon rapporto tra insegnanti
– creare un buon rapporto tra insegnanti e genitori
– creare un buon rapporto tra insegnanti e allievi
POICHE’ E’ UNA COMUNITA
Il genitore dovrebbe ascolater e “sentire” ciò che dice l’insegnante per il bene del bambino, ma non tutti i genitori sanno ascoltare.
Manca la figura professionale dello psicologo scolastico,(le ASL sono carenti) che dovrebbe sostenere genitori, bambini e insegnanti dando loro le giuste guidelines, diversamente invece accade in Europa.
Gli insegnanti si trovano costretti a fare molto di più, divenendo oberati di richieste, a fronte di un basso stipendio e di uno scarso ruolo sociale. Si trovano costretti a farsi delle competenze da soli, attraverso la frequentazione di corsi di aggiornamento, per potere affrontare al meglio le diverse problematiche che si presentano. Sono costretti a svolgere anche funzioni di psicologo, assistente sociale e baby sitter. Sono in aumento i DSA e BES,l’autismo, l’ADHD e l’insegnante si trova anche a dover stilare il PDP e il PEI per gli allievi disabili.
Questi oneri, a volte insostenibili, per i docenti della scuola italiana, di certo non rendono la scuola adeguatamente fruibile, un punto di crescita e di sereno sviluppo per i bambini; l’istituzione scolastica si regge solo sulla buona volonta di docenti che, trovandosi spesso di fronte alle problematiche suddette, si sentono soli e abbandonati e su genitori confusi che nel tentativo di “aiutare” una scuola cosi carente, talvolta inficiano l’andamento di una didattica già di per se’ difficile da svolgere per i tanti ostacoli che via via si incontrano.

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Guarire i traumi in tempi rapidi con l’EMDR

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Gentili lettori con la tecnica psicoterapica e neurofisiologica dell’Emdr, NOI terapeuti Emdr siamo in grado di affrontare e risolvere molti traumi che tanto fanno soffrire l’essere umano.

Questo breve scritto e’ rivolto a chi ha subito un o piu’ traumi ma anche a chi pur avendo fatto una psicoterapia o avendola in corso, non riesce a sbloccare e risolvere traumi particolari, come lutti, perdite, separazioni, angosce d’abbandono, dipendenze, ansie sociali, ossessioni e fobie gravi.

In tempi rapidi che vanno dalle 8 alle 12 sedute, noi terapeuti Emdr, forti anche di una lunga formazione psicoterapeutica alle spalle, possiamo affrontare,sbloccare e risolvere i suddetti traumi.

L’Emdr  e’ riconosciuta dall’Ordine dei medici italiano dal 2013, negli USA e nel Regno Unito. Studi scientifici stanno documentando l’efficacia di questa tecnica, anche nei traumi con la T maiuscola: come i sopravvissuti a terremoti, alluvioni, gravi incidenti ed eventi bellici.

 

Quando “sbagliare”apre nuovi sentieri

Sbagliare:un termine cosi importante,così difficile,cosi comune ma così doloroso al contempo.

Sbagliare ha tante sfaccettature:sbagliare sul lavoro,in amore,nello scegliere,nel comportarsi,nel consentire ciò che non si dovrebbe consentire mai,nella valutazione di chi non merita.

Sbagliare fa male prima a se stessi che agli altri:e questo fa la differenza sostanziale! Spesso si sbaglia senza saperlo,addirittura credendo di far bene.Quando si comprende l’errore o gli errori spesso è troppo tardi.Ma c’è un momento che può salvare l’essere umano:

LA CONSAPEVOLEZZA. La consapevolezza che malgrado il percorso sia giusto,ad un certo punto,un nodo può impedire la realizzazione finale del progetto.

Capire l’errore,esserne consapevole, apre vie inaspettate,perché la Psiche è plastica.Può aprire nuovi percorsi; dal cambiare totalmente stile di vita,a rivoltare le nostre scelte,a rivalutare aspetti dimenticati,a intraprendere nuovi sentieri.Da qui,la considerazione che lo “sbaglio” non sempre ferma l’individuo,ma addirittura può farlo ripartire con più grinta e forza di prima,in virtù della consapevolezza di ciò che è stato e del suo vissuto personale in prospettiva di una evoluzione positiva sia sul piano emozionale che razionale.

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IL CALCIO: aspetti sani e malsani

  1. Ho deciso di trattare questo argomento in quanto coinvolge adulti, giovani e bambini e famiglie intere. In particolar modo in Italia e’ lo sport più seguito.

Come ogni forma di competizione sportiva, il calcio prevede sia la pratica che semplicemente il tifo,ovvero sia l’essere seguito, un tempo via radio oggi via tv. E’ sicuramente uno sport di aggregazione, che prevede un team, che da’ emozioni forti a chi tifa la propria squadra, ma anche delusioni e tristezza. Son pur sempre emozioni da condividere,di cui parlare anche nei giorni seguenti la competizione; per chi si reca allo stadio addirittura le emozioni si centuplicano vedendo le coreografie,i tanti colori, i cori e le organizzazioni che sono a monte delle tifoserie. L’aggregazione e’ un momento in cui si vive tutti insieme per uno stesso ideale, condividendo gioie e delusioni, ma stando comunque insieme riuniti,come in quelle famiglie  in cui si e’ tutti tifosi

Chiediamoci anche il perche’ questo sport ha tanto seguito. Pochi sono rimasti gli ideali in cui credere fermamente, la politica ci ha profondamente deluso, l’economia traballa, le religioni spesso sono in conflitto tra di loro e le comunità religiose non riescono spesso a stare al passo con i tempi, creando pochi momenti di aggregazione.

Sia gli adulti che i giovani, hanno bisogno spesso di stare insieme, prendendo in prestito un incontro calcistico magari importante, a cui può seguire una cena goliardica o una semplice reunion sul divano di casa con chiacchiere in ordine sparso e i commenti sulla partita appena vista.  Nell’era di internet e dei social network “lo stare insieme” diventa sempre più complesso,ci si ritrova a parlare per messaggi vocali, a scriverci mail, o whatsapp,ma raramente a guardarci negli occhi, esultare o piangere insieme. Semmai postiamo un emoticon con una lacrima oppure con un sorriso.

Lo stare tutti insieme un po’  “pelle a pelle” rende l’individuo più essere umano; si ritorna più alle origini, dove l’uomo primitivo a fine serata si sedeva intorno al fuoco e semplicemente stava con i suoi simili per condìvidere il tempo e le esperienze.Un tempo creativo e di crescita insieme. In ultimo questo sport offre un’emulazione positiva: penso ai “modelli” che certi giocatori possono trasmettere ai più piccoli; uno slancio di generosita’ in campo, uno scambio di abbracci, lo scusarsi se ci si e’ colpiti e fatti male.

L’altra faccia della medaglia e’ il lato oscuro del calcio: esso offre agli  animi facinorosi una valvola di sfogo in cui incanalare rabbia inespressa e violenza,razzismo e altre aberrazioni dell’animo umano.

I nostri ragazzi, specie gli adolescenti, sono molto inclini a “ricopiare” quelli che sono i loro idoli e non sempre l’imitazione può portare a comportamenti congrui e adeguati. Lo stadio o la tv sono veicoli fondamentali per la trasmissione di comportamenti adeguati dal punto di vista sociale. E proprio qui mi appresto  ad affrontare il tema degli aspetti malsani del calcio. Parliamo di tutto ciò che c’e’ dietro il calcio, le scommesse e via dicendo, questioni economiche non del tutto pulite, comportamenti in campo che manifestano un alto livello di aggressivita’, che nulla hanno a che fare con una competizione agonistica….anzi. L’incitazione sotto le curve di urla, canti particolarmente offensivi, risse dentro il campo ma soprattutto fuori, fino ad arrivare ad accoltellamenti, non fanno del calcio più uno sport, quanto una sorta di combattimento tra animali, tra branchi per vedere chi vince su chi o chi e’ il più forte: e questo allora non e’ più sport, ma è la nostra brutalità animalesca trasfigurata in uno sport. Nella pratica i nostri ragazzi quando appartengono ai club ben organizzati e sportivi imparano in primis il comportamento in campo,fatto di regole (talvolta anche rigide), di obbedienza ai mister, di educazione, ed anche (perché no) di punizioni…..espulsioni, cartellini rossi etc ect.

Concludo dicendo che il calcio non e’ detto che debba sempre essere considerato come lo sport di chi non vuole pensare al vivere quotidiano trascorrendo la domenica allo stadio o davanti alla TV vedendo la partita ma, se ben praticato, vissuto e regolamentato, e’ uno sport che richiede al nostro corpo molti tipi di prestazione e competenze, dall’intelligenza, alla velocità, dall’attenzione necessaria alla visione di gioco, allo spirito di sacrificio e, perché no, anche l’orgoglio di stare, per alcuni calciatori, tanti anni con il proprio team e per i tifosi vederli da anni insieme.

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” Ti è mai capitato di dimenticare te stesso? A proposito di “sano egoismo”: l’amore di se’ “

Nei rapporti umani, affettivi in genere, capita che uno dei due, vuoi per farti accettare, vuoi per benevolenza, vuoi per angoscia di abbandono o di approvazione, vuoi per bassi livelli di autostima, si coinvolga in maniera totalizzante quasi a dimenticare se  stesso. E allora può succedere che non ci si vede o ci si vede con gli occhi dell’altro/a  o si decide in base ai presunti “desiderata” dell’altro/a, allontanandosi sempre più da se stessi, fino alle situazioni più estreme di annichilirsi e ammalarsi psichicamente.  E si!  Esiste anche il “cancro” della psiche che può addirittura portarti a “morire dentro” Le suddette motivazioni hanno radici profonde che vanno indagate in contesti psicoterapeutici ma che sono e, spesso lo sono, molto dolorose e hanno impedito lo sviluppo dell’amore di sé. È qui che inizia il pericolo per l’individuo che perde la connotazione di individuo, perde la sua identità di essere pensante e autonomo, talvolta neanche rendendosene conto, ma provando una sofferenza profonda spesso anche fisica. Ricordo una mia paziente che mi raccontava di provare “una morsa” al cuore. E allora urge incominciare a scoprirsi, a vedere chi si è veramente indipendentemente da tutto e tutti e soprattutto dal  famoso “altro”. Sembra facile ma non lo è perché non hai imparato da piccolo ad amare te stesso. Ma si impara, sì, si impara. È come un nuovo apprendimento e l’essere umano è capace di acquisire nuovi apprendimenti. Si arriva ad un punto cruciale in cui o si vive o si muore. E allora quando ci si scopre, nelle proprie mille sfaccettature, desideri, ideali, dissonanze, si scopre anche che ci si può (o per meglio dire) ci si deve amare. Se non ci è stato trasmesso da piccoli, lo  si può imparare da grandi. Ma come? Un giorno inizi a pensare di poterti “LIBERARE” da tutto ciò che non ti fa star bene: amicizie, amori, cose, cibi, sensazioni, luoghi. E da tutto ciò che ti porta giù  come in un gorgo e che ti allontana da te stesso sempre più. Ecco allora che si inizia a parlare di quel che un tempo veniva definito “amor proprio” ed ora più sofisticatamente “sano egoismo” ma è semplicemente amore di sé. E questa è la vera libertà che conduce l’individuo alle scelte più giuste e consone con il proprio stile di vita, al rispetto di sé che poi attira il rispetto degli altri. Inizierai a guardarti con i tuoi occhi, a guardare il tuo corpo, inizierai a sentire ciò che hai dentro, ciò che vuoi, ciò che ti piace e non ti piace. Allora se inizi  ad amarti, sei libero davvero!

E’ possibile risolvere in tempi rapidi i traumi psichici col metodo psicoterapico EMDR

L’EMDR è un metodo psicoterapico strutturato che facilita il trattamento di diverse psicopatologie e problemi legati sia ad eventi traumatici, che a esperienze più comuni ma emotivamente stressanti.

E’ un approccio psicoterapico interattivo e standardizzato, scientificamente comprovato da più di 20 studi randomizzati controllati condotti su pazienti traumatizzati e documentato in centinaia di pubblicazioni che ne riportano l’efficacia nel trattamento di numerose psicopatologie inclusi la depressione, l’ansia, le fobie, il lutto acuto, i sintomi somatici e le dipendenze.

La terapia EMDR ha come base teorica il modello AIP (Adaptive Information Processing) che affronta i ricordi non elaborati che possono dare origine a molte disfunzioni. Numerosi studi neurofisiologici hanno documentato i rapidi effetti post-trattamento EMDR.

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Come affrontare un trauma fisico o psichico. La resilienza


CE LA POSSO FARE E CE LA FARÒ

In psicologia per comportamento resiliente si intende la capacita’ della psiche di reggere agli eventi traumatici e alle esperienze dolorose piegandosi senza spezzarsi.
Questa capacita’ prevede l’esistenza di un se’ forte e coeso e di risorse interne a cui attingere: spesso l’essere umano non sa di avere questa capacita’ che emerge solo dinanzi ad una trauma sia fisico che psichico.
Come si sa spesso gli eventi traumatici dal punto di vista fisico vanno di pari passo con lo psichico e il soggetto viene attaccato da entrambe le parti.
La resilienza consente di accettare l’evento doloroso attraverso una sorta di “resa” che non attiene all’arrendersi vero e proprio, quanto al guardare l’evento dall’esterno rimanendo fortemente ancorati nel presente. Questa modalità ci consente di piegarsi – soffrire e comprendere il dolore provocato dall’evento traumatico senza negarlo mai – ma di affrontarlo e risolverlo nella piena consapevolezza sia dell’evento stesso che di noi stessi, quindi di non spezzarsi.
Questa ultima soluzione porterebbe ad un ulteriore dolore che invece la resilienza evita, dando alla persona stessa un feedback positivo che corrobora e rafforza.
In questo modo si affronta la risoluzione del trauma in modo più efficace sebbene individuale, in base agli strumenti che il soggetto possiede.
Spesso un percorso psicoterapeutico ci aiuta a individuare la propria capacita’ resiliente che ai più e’ sconosciuta seppur abiti dentro di noi.

Le sostanze stupefacenti e gli effetti sul cervello. Breve report

MARIJUANA : Si ricava dall’essiccazione delle foglie di una pianta, la canapa indiana.Il principio attivo e’ il tetraidrocannabinolo (THC) che si concentra soprattutto nelle cime fiorite. E’ la droga più’ diffusa tra i giovani.
HASHISH: si ricava dalla resina della pianta di canapa indiana ha un contenuto di THC 8 volte superiore a quello della marijuana,ad eccezione di pochi paesi la coltivazione della canapa indiana e’ illegale.
EFFETTI SUL CERVELLO: il principio attivo dello “spinello”, il THC, agisce direttamente sui neuroni e altera molti parametri cerebrali. Aumenta il ritmo cardiaco, diminuiscono la pressione oculare, la memoria e le capacita’ cognitive (alterazione della percezione del tempo, dello spazio, della propria dimensione corporea): altri sintomi sono: stato confusionale, attacchi di panico, ansietà’,paura.Fino a 25 anni, visto che il sistema nervoso non si e’ ancora definitivamente formato,e’altissimo il rischio di danni permanenti alle cellule cerebrali.Purtroppo oggi la pianta viene coltivata in casa illegalmente sotto lampade a raggi ultravioletti che la rendono 25 volte più’ forte in gergo si chiama “skunk” e sta causando un’ecatombe di casi di psicosi, paranoia anche violenta e schizofrenia.
I ricercatori del Jonsson Cancer Center dell’Università’ della California, Los Angeles,sono arrivati alla conclusione che la marijuana contiene delle sostanze cancerogene molto più forti di quelle presenti nel tabacco.
COCAINA: (benzoilmetilecgonina) è uno stupefacente che agisce sul sistema nervoso.È un alcaloide che si ottiene dalle foglie della coca (Erythroxylum coca), pianta originaria del Sud America, principalmente del Perù, dalla Colombia e della Bolivia, o per sintesi dall’ecgonina.
EFFETTI SUL CERVELLO:agisce sui neuroni bloccando il riassorbimento della noradrenalina e dopamina, sostanze eccitanti che in eccesso,alterano il funzionamento del cervello.All’inizio da’ euforia, resistenza fisica e meno appetito: dopo qualche mese d’uso provoca aumento della pressione, tachicardia e convulsioni,distruzione delle mucose nasali, problemi respiratori, paranoia e sentimenti suicidi. A dosi elevate, c’e il rischio di morte improvvisa per arresto cardiaco e emorragia cerebrale.
ECSTASY (MDMA):agisce sia come stimolante sia come allucinogeno:fa sentire pieno di energia chi la usa e produce effetti di distorsione nella percezione oltre ad aumentare la sensibilità’ del tatto: e’ conosciuta anche come MDMA,un acronimo del suo nome chimico, viene assunta per via orale , solitamente in pasticche con disegni divertenti e i suoi effetti durano da 3 a 6 ore: l’ecstasy ha avuto maggiormente diffusione tra i giovani frequentatori delle discoteche e dei rave party: contiene anche stricnina, piombo, veleno per topi, vermifughi e sostanze stupefacenti simili all’anfetamina.
EFFETTI SUL CERVELLO: Aumenta il livello di serotonina, la sostanza prodotta dal sistema nervoso che crea energia e livelli elevati di socievolezza, ma porta anche stress, tachicardia e ipertensione. Anche dopo poche pasticche,da’ allucinazioni,paranoia, pensieri suicidi e danni cerebrali irreversibili,anche dopo molti anni dall’assunzione.
EROINA: è un derivato dell’Oppio. E’ una sostanza semisintetica ottenuta dall’alcaloide morfina per reazione con l’anidride acetica:si inietta ma soprattutto si sniffa, viene venduta a basso costo, spesso tagliata con altre sostanze
EFFETTI SUL CERVELLO: l’assunzione attraversa le barriere cerebrali, si trasforma in morfina e provoca una sensazione di piacere, il “FLASH”, poi subentra sonnolenza e un rallentamento delle funzioni cardiache e respiratorie, che può’ portare anche alla morte.Si può’ contrarre l’epatite B e C e l’HIV , se la droga viene iniettata con una siringa infetta.
SMART DRUGS,LE NUOVE DROGHE: si chiamano”droghe furbe” perché’ sono sostanze di origine vegetale, vendute in farmacia ma anche su internet sotto forma di integratori,antidepressivi,profumatori etc etc
EFFETTI SUL CERVELLO: le sostanze contenute nelle smart drugs alterano le funzioni mentali e danno luogo a comportamenti ai limiti del disturbo psichiatrico: possono produrre effetti allucinogeni, euforia, stati confusionali perdita della coordinazione motoria, sudorazione,ipotermia e psicosi: sono estremamente dannose per l’organismo.

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